Liò

brano tratto da  Viaggio IN-Giappone




19 Gennaio 2011 

Eccomi in aeroporto a Fiumicino, Roma, seduto di fronte al Gate 13, destinazione Tokyo. Dopo molti viaggi in vari posti del mondo, questa volta ho deciso di scrivere un libro, o meglio, un diario del viaggio che sto per intraprendere. Viaggio sempre da solo o quasi: con me porto il mio corpo e la mia mente, a condizione che il padrone sia io. Non sento agitazione, il mio corpo è rilassato, sento il mio cuore battere piano e osservo la mia mente girare molto lentamente. Ascolto gli annunci del personale dell’aeroporto e le voci strillanti dei bambini sempre eccitati e felici. L’aeroporto è un posto incredibile, dove si concentrano tante emozioni. Ansia, paura di volare e gioia di conoscere un posto nuovo. Oppure voglia di ritornare a casa dopo aver visto cose nuove, raccontando il viaggio ai parenti e agli amici. O ancora voglia di partire per incontrare persone care. Poi c’è anche la stanchezza, uno stato che provoca di tutto all’interno di un essere umano, senza distinzione di sesso, cultura o paese. In questo posto, seduti e apparentemente rilassati, la mente gira molto veloce. Va nel passato per rivivere le esperienze appena trascorse e nel futuro per immaginare cosa accadrà all’arrivo del proprio volo; come andrà, come ci si comporterà, cosa si racconterà ai parenti o agli amici. Insomma, si proietta nella propria mente “il film” che si sta per vivere anche se non sempre si svolge come lo avevamo immaginato, perché la vita non segue la nostra mente e le situazioni si creano momento per momento. Qui in aeroporto fa caldo, sorseggio un po’ d’acqua; che bella sensazione sentire l’acqua che scende nella gola fino ad arrivare all’intestino. È come se tutte le cellule del corpo si svegliassero. Bene, manca poco all’imbarco, arriverò domani alle 11:30 a Tokyo, dove incontrerò un amico giapponese conosciuto due anni fa in Bolivia. Non ho un programma: vedremo cosa succederà.


20 Gennaio 2011

Eccomi a Tokyo! Ho imparato la prima parola giapponese: “misu”, che significa acqua. Faccio il primo tragitto in treno dall’aeroporto alla stazione centrale; sento i miei occhi stanchi, visto che non ho dormito in aereo. Con gli occhi chiusi in treno non ho la sensazione di stare in Giappone ed è la stessa sensazione di quando si viaggia nella propria nazione: il treno è treno! In effetti ad occhi chiusi si è soli in se stessi. Sono all’uscita della stazione, il clima è un po’ freddo, ma c’è il sole che mi accarezza la pelle del viso. Mi guardo attorno e osservo che la maggior parte della gente che mi circonda è giovane. Mentre aspetto che arrivi il mio amico Hiro, sento il mio stomaco che protesta e compro delle polpette di riso con miso e sesamo nero. Hanno un buon sapore. Sento del fumo di sigaretta arrivare al mio naso, ma non vedo nessuno. Ah, ecco: sotto di me c’è un angolino all’aperto, attrezzato per i fumatori con grandi posacenere. Bene! Vedo arrivare il mio amico Hiro: che bello rivederlo! Dopo aver far fatto un giro per alcune vie di Tokyo, che è grandissima, ci avviamo per andare sulle “Torri gemelle”. È il palazzo del governo e si può salire fino al quarantacinquesimo piano, senza pagare, ammirando la straordinaria città dall’alto. Mi è quasi impossibile descrivere a parole l’immensità della città, con le infinite luci che non mi consentono di vedere i suoi confini. Ho la sensazione che il cielo stellato si sia capovolto! Andiamo in un ristorante e mangiamo un piatto tipico giapponese, spaghetti, detti soba, con zuppa di miso e tofu. Il mio stomaco non ce l’ha fatta a mangiarli tutti, ma hanno un ottimo sapore. La mente è sempre pronta a fare paragoni e non sembra amare molto le novità. Penso che se si vuole vivere la vita a trecentosessanta gradi, bisogna fare un po’ attenzione a non cadere nelle abitudini che non penso si possano distinguere in buone e cattive. Vivere condizionati dalle abitudini significa somigliare a un orologio che si blocca: la vita continua a scorrere, ma le lancette rimangono ferme sempre alla stessa ora. Sto scrivendo da una specie di loculo. Mi trovo in hotel chiamato Hotel Capsula, ci sono bagni in comune e le stanze sembrano loculi di cimitero dove c’è solo lo spazio per sdraiarsi. C’è una luce, un televisore, una radio e una sveglia. Per me è comodo, economico e ho tutto quello che mi serve quando viaggio: un letto dove riposare il corpo e una doccia. Questo posto sembra perfetto, ma per coloro che vivono con la paura del chiuso, i claustrofobici, non credo sarebbe il posto ideale. Bene, i miei occhi iniziano a chiudersi. Domani sarà un altro giorno.


21 Gennaio 2011

I miei occhi si riaprono e vedo che ho dormito nel “loculo”. Non male, comunque! Da qui non si sentono rumori, visto che è quasi tutto chiuso, gli automobilisti non usano il clacson e la gente tende ha fare poco rumore per rispetto di chi ancora dorme. Una cosa strana per me che ho vissuto in una cultura differente è il bagno, che è un'enorme stanza dove ci si fa prima la doccia, poi ci si immerge in una grande vasca idromassaggio tutti insieme, con acqua molto calda. Essendo un hotel di soli uomini, si gira completamente nudi. Mi sembra un hotel di nudisti! Camminare dentro Tokyo è come essere in un paesino, non si sentono molti rumori. Gli automobilisti rispettano i pedoni e i pedoni rispettano gli automobilisti; inoltre non vedo molta polizia. Roma è piena di polizia e carabinieri ed è sempre un caos! Sono in un ristorante a sorseggiare un tè caldo giapponese, insieme al mio amico Hiro. Il profumo di questo tè è molto gradevole ed è piacevole sentirlo entrare nel corpo riscaldandolo, mentre fuori è freddo, intorno ai tre gradi. Il mio amico è di fronte a me che scrive parole in giapponese e le traduce in italiano, con un dizionario elettronico, dandomi così la possibilità di capire un po' e di comunicare in questo paese. Lui sorseggia un cappuccino. Ha viaggiato tanto anche lui, e ha rotto molti dei suoi condizionamenti, quindi non è un tradizionalista: forse nella sua ultima vita è stato un italiano! Nei bar o ristoranti si avverte sempre una bella energia, ci si rilassa e si chiacchiera, mentre le tensioni si allentano così che l’energia possa fluire creando un campo energetico. Ho incontrato parecchie persone questa sera, amici di Hiro, fra cui tre donne giapponesi e un uomo giamaicano sposato con una delle tre. Quando si incontrano persone nuove è sempre piacevole. Si crea un campo energetico, si è curiosi e la mente è aperta. Ci si scambia esperienze, opinioni, modi di vedere la vita, insomma si cerca di conoscersi. Alle volte si beve una birra, l’alcol offusca un po’ la mente e, non avendo la lucidità di pensare, si prova una sensazione di benessere. Se poi c’è anche la musica, con le vibrazioni che stimolano i centri energetici e le cellule, si possono creare momenti paradisiaci. Abbiamo trascorso una bella serata e chissà se ci rivedremo ancora. È bello vedere come le cose si creino da sole, senza interferenze e come, rimanendo distaccati e presenti, vadano come devono andare. Sento i miei piedi un po’ pesanti: abbiamo camminato molto oggi e ringrazio le mie gambe che mi portano in giro. Le massaggio un po', vado in bagno per lavarmi i denti e mi addormento nel “loculo”.


22 Gennaio 2011

Buon giorno! È passato il jet leg e ho dormito ottimamente questa notte; sento le gambe riposate e la mente fresca. Ascolto lo stomaco brontolare per la fame. Stiamo per uscire a fare colazione, non so cosa mangeremo. Noodle, riso rosso, chissà... Siamo seduti nel grande giardino di un quartiere di Tokyo che ha circa trecento anni, pieno di alberi bonsai e canne di bambù: direi che tutto è perfetto. Il giardino è circondato da alti grattacieli di vetro ed io ascolto i corvi che mi gironzolano intorno come se fossi una loro preda. Fa freddo, ma il sole riscalda. Ci sono molti alberi di ciliegio spogli, tanto da sembrare morti, ma in primavera saranno in ottima forma con il loro profumo e splendore. A pochi metri da me ci sono grandi fiori che mi inondano, come se volessero condividere la loro incredibile bellezza. Il mio amico Hiro sta acquistando per me un biglietto dell’autobus su internet, con il telefonino. Domani partirò e andrò a sud, destinazione Tokushima. Dove siamo ora, invece, c’è un laghetto e al centro, attraverso un ponte di legno, si giunge fino ad una casetta dove sperimentiamo la cerimonia del tè. Ci sediamo sul pavimento, rilassandoci, e aspettando che ci portino il tè chiamato Macha. Un tè di colore verde intenso e un dolcetto a base di azuki. Mangiamo prima il dolcetto e poi sorseggiamo il tè, che è molto amaro. Ci muoviamo lentamente, con gesti consapevoli, facendo attenzione ai piccoli particolari, ai colori, ai profumi e ai sapori, cercando di essere il più possibile presenti a ciò che accade. La mente si rilassa, i sensi si aprono e tutto sembra magico. A volte basta poco per creare situazioni nelle quali immergersi nel presente: spesso si creano da sole e a volte è bello crearle. Il sabato sera Tokyo è come tutte le grandi città, movida e ancora movida. Si esce da un locale e si va in un altro, per bere e liberarsi dai pensieri. Mi fa un po’ tristezza questo, non è il “massimo della vita”. Hiro mi dice che i Giapponesi amano fare le file, mentre sono nei ristoranti e nei negozi. Credono che la fila sia sinonimo di bontà e convenienza. Forse non sanno come funziona la mente ed hanno più fiducia negli altri che in se stessi. Siamo andati a mangiare in un ristorante dove c’era una fila di persone che attendeva e abbiamo mangiato benissimo, senza spendere molto. Anche questa sera ho conosciuto gente nuova e cenato con cibi giapponesi: comincio ad adorare questa cucina. Sono ritornato nel mio loculo per far riposare il mio corpo: come al solito c’è molto silenzio, a parte qualcuno che russa, ma non importa: uso quel rumore per agevolare la meditazione.


23 Gennaio 2011

Ultimo giorno in questo hotel. Ho dormito molto bene qui. Da quando sono arrivato in Giappone, ho la sensazione che la terra si muova, come se fossi perennemente su un aereo. Forse la mia mente e il mio corpo hanno registrato le sensazioni avvertite durante le turbolenze e ancora le trattengono. Probabilmente è perché la metropolitana viaggia in lungo e in largo sotto Tokyo, essendoci tante linee. Ho conosciuto un’altra amica di Hiro, molto carina e con la pelle del viso assai liscia, come la maggior parte degli orientali. Molto dipende dalla genetica, inoltre la curano molto con creme idratanti e non prendono il sole. Sento i miei occhi stanchi. È più facile che si stanchino in città che in mezzo alla natura. Quando si guarda qualcosa di vivo, come un albero, una pianta, le montagne, l’energia che si usa per osservare torna indietro. Se, al contrario, si osserva qualcosa di morto e di artificiale, come le vetrine dei negozi, i palazzi, le automobili, l’energia non ritorna e di conseguenza va dispersa. Se in città la gente si guardasse negli occhi, che sono qualcosa di vivo, si avvertirebbe una specie di rigenerazione e aiuterebbe a sentirsi meno stanchi. Questo non accade perché ci si chiude e si crea una corazza che non consente il contatto energetico. Siamo stati a pranzare in un locale giamaicano, per cambiare, visto che anche i giapponesi si stancano di mangiare sempre la stessa cucina. Abbiamo fatto un giro in un grande parco, dove c’è un tempio visitato da tantissima gente, nel quale si compiono alcuni riti prima di entrare, come lavarsi le mani e la bocca. Quindi si entra e si recita una preghiera. È anche possibile scrivere un messaggio su una tavoletta di legno che poi si appende. Mi sono avvicinato a leggere i messaggi scritti in inglese, sicuramente da turisti. C'erano messaggi che recitavano così: “desidero trovare moglie o marito”, “desidero trovare lavoro”, “desidero una buona salute”... Questo non è pregare, è elemosinare! Pregare significa ringraziare. Ho notato che i giapponesi sono un popolo di perfezionisti e, come in tutte le cose, questo atteggiamento ha dei lati positivi e negativi. Osservo la gente che lavora. Nessuno sembra annoiato e tutti utilizzano il massimo impegno e efficienza. Sono molto razionali, non fanno niente per caso. Passeggiando in lungo e in largo per Tokyo, ho notato dei distributori automatici di uova fresche. A cosa serviranno? Non l'ho ancora compreso e nemmeno Hiro sembra saperlo. Continuando a camminare osservo che le mie gambe tremano leggermente per il freddo, la temperatura è scesa di molto. Dopo una cena giapponese, ci siamo avviati verso l’hotel per prendere il mio zaino. Ho salutato Hiro, ringraziandolo per la sua compagnia, e mi sono avviato verso la fermata dell’autobus per partire in direzione di Tokushima.
24 Gennaio 2011
Sono arrivato a Tokushima e ho preso un autobus locale per giungere nel luogo in cui incontrerò Mayumi. Non sono riuscito a comunicare con l'autista, visto che lui non conosceva l’inglese e io non conosco il giapponese, così mi ha fatto scendere nel posto sbagliato. Trovato un negozio aperto ho chiesto, un po’ con gesti e un po’ aiutato da un dizionario, di poter fare una telefonata a Mayumi visto che avevo il suo numero di telefono e così abbiamo risolto il problema. La signora del negozio ha spiegato a Mayumi dove mi trovavo e lei mi ha raggiunto. Mayumi mi ospiterà per un periodo non definito, in cambio di collaborazione e lavori vari. Vive in un posto fantastico, in mezzo a un bosco in montagna. Mi ha accompagnato alla mia cameretta dalla cui finestra si vede un panorama mozzafiato. Dopo esserci conosciuti e aver scambiato informazioni, facciamo colazione, con pancake, marmellata, Tahini (crema di sesamo) e tè. Mi chiedono se mi va di cucinare della pasta con pomodoro. Ne sono entusiasta, e così preparo spaghetti al pomodoro molto apprezzati da Mayumi e dai suoi due figli. Nel pomeriggio siamo andati a prendere alla fermata dell’autobus una donna con una bambina di sei anni. Anche lei è ospite come me. È figlia di padre giapponese e madre americana, ma vive in America. Siamo andati a casa di un amico di Mayumi che vive da solo. Abbiamo acceso un fuoco, all’esterno della casa e intorno al fuoco abbiamo chiacchierato e ci siamo conosciuti. Il panorama intorno è suggestivo, con neve in cima alla montagna, grandi bambù e pini. Eccoci di nuovo a casa a preparare la cena con cibi tipici giapponesi. Poiché collaboriamo tutti, noto molti cibi che non avevo ancora visto e sono curioso di provarli. Abbiamo apparecchiato sul tavolo basso, quello dove ci si deve sedere per terra. Ci sono le bacchette, ma si usano anche forchette di legno. L’atmosfera è molto carina e intima, ci conosciamo da pochissimo, ma la sensazione è quella di conoscersi da tanto tempo. Ho notato un libro scritto in inglese. Lo prendo fra le mani e leggo di cosa si parla. Mayumi, dopo, mi spiega qualcosa di più a proposito del libro. Lo studioso in questione si occupa di indagare su differenti tipi di energie, tra cui quelle di animali come i ragni. Afferma che i ragni sono molto irrequieti, per cui alle persone che appartengono alla tipologia dei ragni vanno somministrati prodotti omeopatici che le riportino all'equilibrio. Il corpo umano e tutti gli organismi viventi sono molto complessi e mutevoli nel tempo. Tutto si muove, la vita è movimento. La sola cosa che si possa fare è non identificarsi in nulla in particolare, imparare ad essere più distaccati e aver fiducia nell’esistenza.


25 Gennaio 2011

Eccoci svegli. Qui si sente molto il freddo. Dalla finestra è possibile vedere un bel panorama. Questa notte ha nevicato in montagna, per questo possiamo ammirare le cime innevate. In Giappone si dorme sul pavimento. Io ho dormito bene e presto il mio corpo si abituerà. Il corpo umano ha la straordinaria capacità di adattarsi, basta rimanere rilassati e aspettare. Osservo che la mente è più restia, non ama molto il nuovo, ma basta non assecondarla e piano piano si rilassa anche lei. Se si impara a non prestare molta attenzione alla mente, la vita sembra più eccitante, perché bisogna rispondere alle situazioni che si presentano con tutto il proprio essere e la propria intelligenza, così ci si sente più svegli e meno annoiati. Dopo aver fatto colazione con tè, frutta e qualche biscotto, Mayumi mi ha chiesto se avevo voglia di tagliare un po’ di legna con la motosega. Prima di cominciare bisognava limare un po’ la catena e aggiungere l’olio. Qui le montagne sono piene di enormi bambù verdi. Quando c’è vento sembrano danzare. Sembra che l’esistenza abbia accontentato tutti, ogni posto ha le sue meraviglie. Tutto, però, dipende da come le si guarda e o meglio da come la mente proietta le immagini che possiede. In giardino ci sono un po’ di alberi da frutto: nespole, prugne, ciliegi, aranci e qualche pianta di tè giapponese. Ci prepariamo per pranzare all’aperto. Quando si vive in campagna si è un po’ più liberi di fare ciò che si vuole. Mangiamo zuppa di verdure con tofu e noodle. Ci troviamo in una valle con case sparse e spesso si sentono annunci che probabilmente arrivano dal Comune di questo villaggio. Mayumi dice che segnalano che se qualcuno ha bisogno di aiuto, per esempio di avvocati, dottori o altro, si può rivolgere all’ufficio competente ed è tutto gratuito. Ma cosa se ne fa di un avvocato gente che vive in mezzo ai boschi, mi chiedo! Dopo aver sistemato la legna tagliata, faccio un giro nel bosco, considerato che la mia mente per bosco intende alberi, anche se qui sono tutti bambù giganti. A causa del vento i bambù si toccano e sembra di ascoltare un'orchestra. Che silenzio c’è qui... Si sentono solo il gracchiare dei corvi, il cinguettio di uccelli color verde e l'abbaiare di qualche cane. Il tempo scorre lento e tutto si fa con calma. Ceniamo con polpette vegetali cotte in padella e qualcosa di simile agli arancini di riso. Per chiudere tè verde e una torta cotta a vapore, con patate dolci. La torta non ha un buon sapore e non è cotta bene. La mangio per non offendere Mayumi. Mi chiedono se ho voglia di cucinare la lasagna, ovviamente vegetale. Hanno capito che non so dire di no e che mi diverto a cucinare. I miei occhi vorrebbero chiudersi, così preparo il letto con il sacco a pelo in cui, con il freddo che fa, si dorme benissimo. Sento un po’ la gola pizzicare, forse mi verrà il mal di gola o la tosse. Considerando che tutti in questa casa hanno la tosse, non mi preoccupo e vado a letto.


26 Gennaio 2011

Tiro fuori la testa dalle coperte e la sento ghiacciata: la casa è fredda e non c'è il riscaldamento. Quando si è sotto le coperte, al caldo a occhi chiusi, si può notare che la sensazione è uguale, ovunque ci si trovi. Quando si riaprono gli occhi si può notare se si è in Giappone, in Italia o in qualsiasi altro posto. Ma ad occhi chiusi si è unicamente nel proprio corpo. Guardo fuori dalla finestra. C’è l’alba e sta nevicando. Noto che qui il clima cambia velocemente. Prima c’è sole, poi diventa nuvoloso, quindi fa caldo, infine freddo. Così è facile che il corpo si ammali, non avendo il tempo per adattarsi. Mayumi è a letto con la tosse e un po’ di febbre. Facciamo colazione, con tè caldo, mochi - un dolce a base di riso che sembra di gomma - e un paio di mandarini piccoli che si possono mangiare con la buccia. Qui c’è un giardino con alberi da frutto ma è abbandonato da molti anni. Vorrei potarli e ripulirli, abbassarli un po’ poiché sono troppo alti. Così faccio. Dopo aver potato alcuni alberi, mi trovo nella sala da pranzo da solo. Mayumi è a letto e i ragazzi, insieme alla nuova arrivata - una giapponese che ha vissuto in America e sua figlia di quattro anni - sono andati fuori da un amico. Ho un po’ di riso e verdure già cotte, così preparo un risotto con crema di sesamo e due uova al tegamino con salsa di soia. Il mio corpo si sente comodo seduto sul pavimento, con i piedi sotto il tavolo basso. Ho un fornellino a gas sul tavolo, quindi cucino e mangio senza muovere un passo. Che silenzio! Sento solo tossire Mayumi e l’acqua gocciolare nel bagno. Il mio respiro è lento, lo sento arrivare fino all'ombelico. L'intestino si è un po’ bloccato, sono due o tre giorni che non vado in bagno. Forse ciò è dovuto a questi cibi un po’ “gommosi” e al riso bianco. Anche la testa mi duole leggermente, ma non amo prendere medicine, così aspetto che passi. Se si impara a non identificarsi con il dolore, non dà fastidio. Sono particolarmente felice in questo momento, non so per quale motivo, ma so di certo che amo gli imprevisti e le sorprese. La ragazza americana ha voluto preparare la cena, visto che Mayumi è uscita. Dopo pochi minuti che ha messo a cuocere la zuppa, è finito il gas. Non sapendo dove fosse l’altra bomboletta, abbiamo acceso il fuoco fuori e continuato a cucinare la zuppa. Fa molto freddo, ma il cielo è stellato e si è creata una bella atmosfera. Credo che tutte le cose più belle siano spontanee. Si cerca di programmare tutto e così si perde il piacere della vita. Mi sembra che la gioia della vita sia quella di svegliarsi la mattina e dirsi “vediamo cosa mi porta la vita oggi!”.

1 commento:

  1. E' molto interessante questo viaggio in Giappone che passa più per sapori che per resoconti tecnologici.Piacevole l'atmosfera di adattamento che conduce alla gioia finale di scoprire giorno per giorno,la propria vita.

    RispondiElimina